Mi ero proposto esclusivamente di pubblicare in questo quaderno, commentandolo, un manoscritto di autore anonimo, composto con ogni probabilità nella prima metà del settecento(dal 1732 al 1738 - N.d.R.), intitolato Descrittione della Chiesa matrice à modo di Collegiata della Terra di Casarano, rinvenuto alcuni anni or sono nell'archivio parrocchiale di Casarano, in un registro acefalo e lacunoso che contiene alcuni indici di debitori del Capitolo con molti fogli in bianco. Ma il discorso introduttivo si è allargato più estesamente del previsto, poiché man mano che procedevo nell'esposizione sono venute fuori tante questioni, per altro neppure completamente esaurite. Sicché il testo del manoscritto, corredato di note, sarà una specie di sintesi di quanto è stato enucleato nei capitoli precedenti.
In Nome di Dio

 

Descrittione della Chiesa matrice à modo di Collegiata (') della Terra di Casarano

Poiché la Terra di Casarano non abbita à solo piano, ma ora alto, e basso, la Chiesa di detta Terra, cioè la sua matrice, sta posta, e situata nel mezzo dell'abbitato, come alla cima d'una collinetta. Le spalle del di lui (2) coro guardano à drittura (3) l'oriente, con che (4) la porta maggiore viene à stare dirimpetto all'occidente. I due venti Tramontana, e Gerocco abbattono i due lati (5), quello del primo è lo Rione detto le fascille (6), e quello del secondo, detto lo Trice (7). La sua figura è à crociera, non perfetta, ma gubbitata (8), et il tetto, che la cuopre è tutto à volta di pietre, detto lamia. Quello però d'ammirarsi si è la volta di lamia della nave di mezzo (9), mentre essendo stato osservato il di lui (10) lavoro d'un ingegniero, ci ebbe à dire, l'Artefice non esser stato altro, se non che ò un Angelo, ò un' Demonio. Tanto figurò bella, ò difficile la manifattura. Gira poi d'intorno detta Chiesa superbo cornice (11) fatto à modo (12) Ionico nel di dentro, benché sia stato defraudato ne' due pareti del gubitato, e pure in quello della porta maggiore, fra quali, oltre questa, ha pure due altre laterali per comodità del popolo. Tiene lustri (13), quanto bastano ad illuminarla. È detta chiesa sotto il titolo dell'An­nunciata. Fu principiata ad erigersi nell'anno 1700, e fu compita nell'anno 1712 (14). Fu consecrata da Mons. Illmo D. Antonio Sanfelice, Vesco (15) mentissimo di Nardo l'anno 1724 (16). La festa della Consecratione sudetta si fa le 20 d'8bre.
Le cappelle (17), che adornano detta Chiesa sono tredeci, tra quali la prima è l'altare del sacramento, detta Maggiore. È questa di pietra lecceso (18) lavorata, et indorata, fatta alla Romana l'anno 1722 à spese di detta cappella (19), quale (20), benché non avesse doti, o rendite speciali per la costrutione, o reparatione, pure si mantiene con decoro, e pompa conveniente da lasci (21) gratuiti, e carità de' devoti, con avere competenti vesti sacre, mobili, e stabili, quali con distintione si rapportano nell'Inventario di detta cappella del Venerabile, da farsi detto inventario dal Procuratore di quella.
Dietro detta cappella v'è il coro con sedili di legno fatti con politia (22) dall'Artefice Giorgio (23) Bavaro à simetria (24) di quello della Cathedrale di Gallipoli con sedili per sacerdoti partecipanti (25). Il basso di detto coro ha pure sedili per chierici. In detto coro s'ufficia ogni giorno l'ufficio divino nell'ore determinate da ceremonisti, e similmente si assiste alle messe cantate dalli edomadari ne' giorni feriati, ma nelle feste di precetto, tanto nell'ufficio, quanto nelle messe cantate sono tenuti assistere tutti i sacerdoti partecipanti che adesso sono al n° di 17.
Viene in appresso la sacrestia, della quale non si può scrivere con distintione non essendo che solo coverta. Pendono dentro la detta sacrestia due funi, di due campane, che ha detta chiesa, una grossa di peso (26), e l'altra più inferiore di peso. Non si ha traditione chi avesse benedette dette campane.
Hà la chiesa sudetta calici n. sei tutti con coppa d'argento indo­rata, e piede di ottone indorato.
Ha una croce d'argento.
Ha pianete di lana bianche n. 4 verdi n. 4 rosse n. 4 violate (27) n. 4 negre n. 3 con stolone dell'istesso colore, che va congionto co'l paramento negro, quale deve ponersi all'Inventario della cappella del Venerabile (28).
Nel secondo luogo viene l'altare del Glorioso, e miracoloso S. Gio. Elemosiniero Protettore. Questo altare fu eretto l'anno 1714, benché non nel modo, che oggi si attrova (29), essendono provenuti i di lui avanzi nel modo, che si dirà. Eretto questo altare per devotione del quondam (30) Notaro Santo Riccio di questa Terra da certi leccesi (31) lavorati, che anticamente (32) erano dalla cappella del SSmo Rosario, ricavò tanto di carità de' particolari (33), che vi pose nel mezzo una nova statua di lecceso del S.to, lasciando, e levando un'altra, che vi era nell'altare della Chiesa antica, perche di mal galbo (34). Fu questa rimessa in un'angolo al suolo della chiesa, tutta ravvogliata (35) d'un lacero panno, dove una figliuola di sei in sette anni ogni giorno andava à portarli portione di sua merenda, acciò se la mangiasse, chiamando il Santo co'l nome di Nanni, per che, forse, lo vedeva esser vecchio. Continuando la figliuola, ch'era nepote al presente Arciprete (36), tal semplice, più tosto, che pietoso esercitio, un giorno nel regarli del pane, e formaggio, con sconvogliarli prima i scritti stracci (37), s'avvide un'uomo, che li vi attrovò (38), che la statua sudava goccie di licuore (39) à modo di acqua, et in copia non ordinaria. Secco il luoco, antica la statua, istupidì l'uomo à tal veduta, et accorso il popolo allo stupore, gli Chiesiastici, raccolto con decoro l'abbondante licuore rimesero la statua nel proprio altare, et ella mutata forma, e figura, divenne bella, e devota, come al presente si vede, e cominciò à larga mano, e profusamente à dispenzar gratie à chiunque chiedeva con fede, e devotione. De' successi (40) se ne porsero l'avisi à Mons. Illmo di Nardo. Chi (41) destinando persone dotte, e timorate, portatesi nel luogo, secretamente portata la statua del santo nella Cappella di S. Antonio, chiesa appartata dalla Matrice (42), ivi serrata, di tutto l'accaduto ne presero diligentemente informatione, e provato ad abbastanza gli contati successi (43), quali si conservano nell'archivio di Nardo (44), fu la statua riposta al suo altare, ove affollati i forastieri à render voti, et à ricever gratie anno arricchita la di lui cappella al modo, che al presente si vede. Continua la devotione al santo, benché non con quello fervore di prima. Gli Chiesiastici però Capitolari osservano ogni attentione alla servitù (45) del santo, e l'officiali della cappella celebrano con pompa solenne la di lui festa, qual'è la 3 Domenica di maggio, giorno dell'inventione (46). La festa però natalitia del santo è alle 23 di Gennaro. Le Doti poi di detta cappella si rapportano con distintione all'Inventario di detta cappella da farsi del Procuratore di detta Cappella (47).
Nel 3° luoco viene la Cappella del SSmo Crocefisso, eretta nel Chiesa antica (48) d'Antonio de Federico de' Lentinis di Casarano con obblighi di messe, come dall'inventario si vede, e con farci quadro à sue spese, e ciò avvenne prima del 1600 per quanto si ha oscura traditione. Fu riposto detto quadro alla Cappella, dietro del quale vi stea pittura in fresco rappresentante Xto (49) crocefisso, e tanto bella, che move à devotione, chi la vede. Di tal pittura non si aveva traditione, o notitia alcuna, venendo quella occupata dal quadro in tela, che s'è detto. Nel 1690 (50) sia stato casuale, ò per volere di Dio, cadde detto quadro in tela, e nel tempo istesso si vidde la pittura di Xto in croce fatta à fresco. Corse il popolo per adorar Xto, e fu tale la devotione, che il quondam (51) Gio. Battista d'Astore prima di morire, lo che fu mentre si steva erigendo la chiesa matrice, lasciò à detta Cappella le sue robbe, con peso, che si trasportasse detta pittura, et quella si mettesse in un'altare della chiesa, quale si fab­bricava, quale altare fosse eretto con ogni possibile pompa. Tanto si osservò, quanto fu disposto onde detta sacra immagine fu trasportata, e rimessa nel primo luoco (52) della crociera di detta Chiesa, verso il corno del Vangelo, con colonne, statue, Puttini, e lavori diversi su pietre di lecceso, ove con maestà vi siede. Fu principiato il lavoro di detta Cappella l'anno 1714, e fu compito nel 1721.
Le doti di detta Cappella con distintione si rapportano nell'Inventario di detta Cappella.
Nel 4° luoco viene la Cappella dello Sp. Santo Jus padronato de' Casa Frisulli di Gallipoli, e de' Pandis d'Uggento, come si dice.
Le doti di detta Cappella quali siano, si vedono dell'Inventario di detta Cappella da farsi de' Compadroni.
Nel 5° luoco la Cappella del SSmo Rosario, et è la prima nel scendere verso la porta maggiore della Chiesa à man dritta. Non è di ver'uno (53), ma il Capitolo per carità e per devotione la mantiene in tavaglie (54), et in altro necessario per l'altare.
Nel 6° luoco viene la Cappella della Concettione di Maria sempre Vergine, Jus padronato della famiglia de' Micheli.
Le doti detta Cappella si rapportano nel di lui inventario da farsi de' Compadroni.
Nel 7° luoco, et ultimo della nave di sotto della Chiesa (55), vi­cino al battisterio viene la Cappella di S. Leonardo, proprietà del Capitolo. Chi (56) poco fa à proprie spese vi ha fatto un quadro rap­presentante il Sto sudetto.
Le doti di detta Cappella si rapportano nel di lui inventario da farsi dal Capitolo.
Nell'Ottavo luoco à man dritta nell'entrare della porta maggiore della Chiesa vi sta la cappella di S. Domenico. Padroni sono certi (57) casa Piccinno, adesso eredi per eredi adesso Domenico Tancredi (58). La cappella sta senza altare, e senza doti; si vede solamente il quadro.
Nel 9° luoco vicino la descritta cappella, sta quella del Carmine Juspadronato di casa Meghà, chi vi fondo beneficio (59) con peso di messe; Adesso posseduto di (60) di Nardo. Vi sta il quadro, et altare ignudo.
Nel 10 luoco sta la Cappella dell'Anime del Purgatorio, eretta da Chco Giovanni d'Astore con bellissimo quadro, colonne, et altri lavori di lecceso (61). Fabricata nella chiesa vecchia dell'anno 1600, con peso di messe tarde (62), et altre legate dal medesimo d'Astore, come dalla Tabella, e vi ha da ardere continuamente lampade accesa à costo (63) de' Delentinis di Taviano, e S. Gio: (64) d'Alessano, quali anno (65) succeduti à l'eredità del sudetto; similmente con obligo di mantere (66) la sudetta Cappella di superlettili, come sta posto nel di lui testamento.
Le doti di detta Cappella si portano dall'inventario di detta Cappella.
Nell'I 1 luogo viene la Cappella della Coronata (67) Juspadronato de Filomarini.
Le doti di detta Cappella si portano dal di lui inventario.
Nel 12 luoco, et al dritto gubitato (68) dirimpetto alla Cappella del SSmo Crocefisso, viene la Cappella della SSma Annunciata presa per sua da Giacinto d'Elia con quadro et altare in ordine.
Le doti di detta Cappella si portano dal di lui inventario.
Nel 13, et ultimo luoco sta la Cappella dell'Assunta con quadro, e tutta piena di lecceso sottilmente lavorato (69), con statue, colonne bellissime, cornicione, et altro di non ingrata manifattura. La detta Cappella è Juspadronato del quondam Chco Vito d'Astore, come erede di certo Notaro Vergaro (70). Il lavoro però del lecceso sudetto fu fatto l'anno 1719 à costo dello scritto Quondam Vito d'Astore.
Le doti di detta Cappella si rapportano nel di lui inventario da farsi da Compadroni.

Note:

(1) Mons. Antonio Sanfelice dichiarò la parrocchia ad instar collegiatae non il 24 maggio, ma il 24 aprile 1721 (ACN, A44 f. 251). Collegiata è quella chiesa che ha il capitolo formato da canonici senza vescovo. A modo di Col­legiata invece è quella chiesa il cui capitolo non è costituito da canonici, ma da semplici sacerdoti.
(2) Di lui = di essa.
(3) A drittura = direttamente.
(4) Con che = sicché.
(5) I due fianchi della chiesa sono battuti dai venti di tramontana e di scirocco. Quindi la chiesa è orientata così: il coro è a oriente, la facciata guarda l'occidente, il fianco sinistro è a nord, quello destro, a sud.
(6) Si ignora l'etimo e il significato di questo toponimo, e lo si incontra in altri documenti del tempo.
(7) Trice significa di tre vie.
(8) Forse vuoi dire che il transetto è formato di tre cubi regolari, di circa m. 10,30 di lato; del resto anche il coro è un cubo regolare di circa m. 8,30 di lato.
(9) Non si creda che la chiesa sia a tre navate. La navata è una sola, ma è detta di mezzo, per distinguerla dal transetto.
(10) Di essa.

(11) Cornicione.
(12) Stile.
(13) Finestroni.
(14) Leggo nel « Nuovo inventario della Cappella del SS.... del 1799 » a f. 29 (APMC): « 11 giugno ore 13 [odierne ore 9 circa] si compì la lamia di questa matrice chiesa »; e appresso: « II 23 agosto 1712 si compì il fron­tespizio ».
(15) Vescovo.
(16) Nel « Nuovo inventario... del 1799» a f. 29 (APMC) si legge: «A 3 aprile 1723 giorno di domenica fu consacrata questa sudetta chiesa matrice dall'Ill.mo Mons. SanFelice vescovo della città di Nardò». Pare invece che la consacrazione avvenne il 4 aprile, sia in base ad un calcolo di calendario da me fatto, sia da questo passo della visita pastorale del 1723 (ACN, A58 f. 304), che traduco dal latino: « II 3 aprile del 1723, alle ore nove il vescovo, lasciato il convento dei frati cappuccini di S. Francesco, si recò a Casaranello per la visita alla parrocchia di S. Maria della Croce. Ritor­nato a Casarano grande, sbrigò varie faccende. Poi ordinò che si apprestasse il necessario per la solenne dedicazione della nuova chiesa parrocchiale...
Il giorno seguente [4 aprile] che fu la domenica in albis, la consacrò con rito solenne, presente quasi al completo il popolo di Casarano e molti dei paesi vicini ». Il cancelliere conclude: « nel medesimo giorno furono anche dedicati, insieme con l'altare maggiore, quello di S. Giovanni elemosiniere... e l'altro dell'Annunziata ».
Lo stesso Sanfelice, il 23 maggio dell'anno seguente (1724), consacrò l'altare maggiore (ACN, A58 f. 401). In quei tempi la festa della Campana non si celebrava nell'ottava di Pasqua, domenica in albis, ma il giovedì in albis, come in più luoghi si afferma (vedi, fra le altre fonti, l'Inventario del 1680 a f. 138 nell'APMC).
(17) Per cappelle intendi gli altari.
(18) Leccese.
(19) L'altare maggiore qui descritto è quello consacrato dal Sanfelice, il 23 maggio 1724, in pietra leccese stuccata alla romana, che aveva sostituito il precedente di legno. Mezzo secolo dopo, l'altare maggiore in pietra leccese fu sostituito con un altro di marmo, che ancora oggi si ammira: «nel 1788 dal degnissimo vescovo di Oria D. Alessandro Kalefato fu consacrato l'altare maggiore in marmo di detta Matrice chiesa mettendoci le seguenti reliquie: S. Clemente M., S. Felice M., S. Concordio M., S. Amanzia M. » come si legge nel « Nuovo Inventario della Cappella del SS... del 1799 » a f. 29 (APCM) e come testimonia la lapide marmorea situata al pilastro del cornu epistolae dello stesso altare.
(20) La quale.
(21) Lasciti, legati pii.
(22) Con eleganza.
(22) Spazio in bianco, perché l'anonimo autore non ricordava il cognome Auer. Questo famoso intagliatore costruì, nel 1741, il fastoso coro, in legno intagliato, della cattedrale di Gallipoli.
(24) Conforme a, simile a.
(25) Erano detti partecipanti quei sacerdoti che avevano il dovere di inter­venire ai divini uffici e il diritto di partecipare agli utili dei beni del Capitolo Uno di loro veniva eletto Procuratore del Capitolo, ne amministrava i beni, dando il resoconto e distribuendo gli utili alla fine dell'anno amministrativo. L'anno amministrativo, nei secoli '600 e '700, andava dal 1° settembre al 31 agosto dell'anno successivo, mentre verso la metà dell'800, l'anno ammini­strativo lo si fece coincidere con quello solare.
Nella visita pastorrale del 1639 si legge: « Ogni anno nell'ultima dome­nica di agosto si elegga il Procuratore della chiesa con votazione segreta, come si fa a Galatone » (ACN).
(26) L'estensore anonimo della relazione non conosceva il peso delle campane e lascia gli spazietti in bianco. Io sono salito (ahimè faticosamente!) sul campanile, ad esaminare le due campane. Che delusione! Non erano quelle del '700. La loro fusione risale a meno di venti anni addietro. Sulla gola della campana grande si legge: artifex Nicolaus Giustozzi Tranium A. D. 1958, a un lato è impressa l'effige del Crocifisso, all'altro, l'Annunziata, intorno al bordo: Ave Maria gratta piena, sulla fascia vivos voco fulgura frango mortuos piango. Sulla campana piccola: artifex Nicolaus Giustozzi Tranum A. D. 1959, con S. Giovanni elemosiniere da un lato e la Madonna al lato opposto.
(27) Viola o violacee.
(28) Ossia del Santissimo Sacramento.
(29) Non quale è oggi.
(30) Quondam (abbreviato anche in qm o qd) è avverbio latino che cor­risponde al nostro fu, parlando di persona defunta.
(31) Leccesi = leccisi = pietra leccese.
(32) Cioè nella seconda matrice di Casarano, quella del '600.
(33) Offerte di persone private.
(34) Questa chiesa antica è la cappella, fuori della matrice, intitolata a S. Giovanni elemosiniere e a S. Antonio da Padova, che fu la prima parrocchia di Casarano. - Di mal garbo = di forma sgraziata.
(35) Ravvolta.
(36) Era una nipotina del parroco del tempo (al presente) D. Paolo de Donatis.
(37) Svolgendo di dosso alla statua gli stracci, dei quali si è parlato poco prima.
(38) Un uomo, che per caso si trovava presente, s'accorse ecc.
(39) Liquore = liquido.
(40) Dei fatti meravigliosi che erano accaduti.
(41) II quale, cioè Mons. Antonio Sanfelice.
(42) La chiesa di S. Antonio era appartata dalla matrice, ma vicina ad essa. In questa cappella di S. Antonio ufficiò il clero, mentre si costruiva la chiesa madre, di cui si sta parlando.
(43) La commissione si rese certa e convinta della veridicità di quanto era stato raccontato al vescovo.
(44) Ne parlò anche il Sanfelice nella visita pastorale del 1719 (ACN; A52). Traduco dal latino: « La sacra venerabile immagine di S. Giovanni elemosiniere, quattro anni fa [quindi nel 1715] con grande miracolo pianse, perciò fu istituito di autorità ordinaria un particolare processo, i cui atti si conservano autografi nell'archivio episcopale; ed io con autorità apostolica vi deputai uno speciale notaio per stendere i verbali. Molti e autorevolissimi teologi, dopo aver esaminato scrupolosamente il processo, ammisero che si trattava di un vero e proprio miracolo e ne dettero unanime e piena appro­vazione ».
(45) A servizio per il culto del santo.
(46) Giorno del ritrovamento del corpo del santo.
(47) Della devozione, miracoli e tesoro di S. Giovanni elemosiniere ci occuperemo di un altro lavoro.
(48) Nella chiesa del "600.
(49) Xto = Cristo.
(50) Fu nel 1688, come vedremo nella cronaca del notaio Santo Riccio, nel secondo quaderno.
(51) Defunto. Ma non è il famoso Chierico Giovanni d'Astore, benemerito fondatore dell'altare delle Anime, nella chiesa matrice, e dell'altare di S. Maria di Costantinopoli nella chiesa di S. Giovanni elemosiniere, il quale Giov. d'Astore morì tra il 1675 e il 1679. Nessun Giovanni d'Astore mi risulta che sia morto durante la fabbrica della chiesa.
(52)Dove oggi è l'altare di S. Giovanni elemosiniere.
(53) Veruno.
(54) Tovaglie.
(55) È l'ultima cappella in fondo alla chiesa, ossia la prima a sinistra, entrando dalla porta grande.
(56) II quale Capitolo.
(57) Della famiglia Piccinno.
(58) E adesso, passando da erede a erede, è di Domenico Tancredi, il quale, come appare, ed ho letto, in un documento del 1731, fu marito di Domenica Reo e padre del sac. D. Giovanni Tancredi. Domenico Tancredi morì a 68 anni di età, il 5 ottobre 1758.
(59) II quale vi fondò un beneficio.
(60) Segue spazio in bianco.
(61) Di pietra leccese.
(62) Da celebrarsi nella tarda mattinata.
(63) A spese.
(64) E Sangiovanni di Alessano.
(65) I quali sono.
(66) Mantenere.
(67) Madonna Incoronata.
(68) Cfr. nota (8).
(69) Tutta ricca di pietra leccese finemente lavorata.
(70) II notaio Antonio Vergari morì il 31 maggio 1638, il chierico Vito d'Astore, il 25 febbraio 1726, come risulta dai libri dei defunti conservati nell'APMC.