Più basso rispetto alla volta della chiesa; è un cubo regolare, di m. 8,30 circa di lato. Dalla sua destra si accede al Cappellone del S.mo, mentre, alla sua sinistra, una porticina lo mette in comunicazione con la sagrestia. Il coro è costituito da tre lati ortogonali — il quarto lato è occupato dall’altare maggiore con i due ingressi laterali a tenda.

Dietro l’altare maggiore, al centro del coro, un tempo vi era un badalone ligneo, intorno al quale — lo ricordo bene — prendevano posto i coristi nelle messe cantate. In tutti e tre i lati si osserva un doppio ordine di sedili, il superiore per i sacerdoti, l’inferiore per i chierici e fu costruito da Giorgio Auer, intagliatore bavarese o austriaco, cui si deve anche l’artistico coro e il pulpito della cattedrale di Gallipoli. Le pareti al disopra dei dorsali degli stalli sono rivestite di quadri e di affreschi. Sulla parete di fondo vi è al centro un grande quadro dell’Annunziazione, titolare della parrocchia, disposto verticalmente col lato superiore della cornice che fuoriesce e s’incurva a rigonfio; a destra e a sini­stra dell’Annunziazione vi sono due dipinti ovali, anch’essi abbastanza grandi, rappresentanti gli arcangeli S.Michele e S.Raffaele. Sulla parete di destra è disposta orizzontalmente una tela con S. Giovanni E. che distribuisce la S. Comunione agli ammalati, e all’angolo basso si legge. Picturam hanc vetustate labefactatam Rev. Joseph Primicerius de Donatis vir munijicentia praeditus suo aere instaurari curavit 1880 (questa pittura, rovinata dal tempo, il Rev. D. Giuseppe de Donatis, primicerio del Capitolo, uomo generoso, fece restaurare nel 1880). Al disopra di questo quadro sono affrescati S.Agostino e S.Ambrogio. Sulla parete opposta, vi è un’altra tela orizzontale con S.Giovanni E. che distribuisce monete ai poveri con la scritta Aloysius de Donatis restaurari /ecit 1897, mentre dirimpetto a S. Agostino e a S. Ambrogio stanno gli affreschi degli altri due sommi dottori della Chiesa, S. Girolamo e S. Gregorio Magno.
Il quadro più importante però è forse quello dipinto da Oronzo Tiso nel 1763, che misura metri 5 x 10 situato sulla controporta dell’ingresso principale e raffigura l’episodio biblico dei tre fanciulli nella fornace ardente. Al centro del lato maggiore della cornice, in alto, vi è lo stemma di Casarano, in legno dorato, a scudo, con i lembi leggermente piegati all’infuori; la figura dello stemma è un pino con serpe attorcigliata al tronco.